Le possibili varianti della Lotus typ 72 sono molte. Per iniziare abbiamo deciso di realizzare la versione 1970, quella che ha permesso a Jochen Rindt di conquistare il titolo mondiale di quell’anno. La gara di riferimento scelta è il Gran Premio di Germania disputato ad Hockenheim dove il campione austriaco ha conquistato la sua ultima vittoria.
Non è stato facile reperire la documentazione relativa a questa specifica versione. Molte sono le Lotus 72 restaurate ancora disponibili ma nessuna di loro si trova oggi nella configurazione originale del GP di Germania del 1970. Il lavoro di ricerca è durato mesi e dobbiamo ringraziare Clive Chapman ed il Team Classic Lotus per la preziosa assistenza nel fornire foto ed i disegni originali della monoposto campione del mondo 1970.
La foto mostra il kit nella sua configurazione standard. La scatola è la solita che contiene tutti i modelli della serie “ World Champion”. I particolari più piccoli sono racchiusi in piccole celle in pvc trasparente in modo da poter essere facilmente riconosciute e protette. Molti particolari sono infatti così piccoli che risulta facilissimo perderli subito dopo aver aperto la scatola. Il depliant di istruzioni illustra, passo dopo passo, le fasi di montaggio di questo modello che è composto da oltre 300 particolari! Non mancano le foto della monoposto inglese in azione ad Hockenheim ed una serie di foto molto rare dei dettagli tecnici specifici come sospensioni, motore ed alettoni. Come per molti kit Tameo, anche in questa Lotus sono fornite due serie di decals.
Forse è superfluo descrivere quello che le foto mostrano con grande chiarezza. Ci proviamo comunque. La parte posteriore è riprodotta senza compromessi. Il montaggio richiede pazienza ed una grande precisione. E’ fondamentale rispettare la cronologia indicate nelle istruzioni e così facendo il risultato sarà incredibile. Il motore ed il cambio sono fusi in metallo bianco mentre gli accessori sono realizzati in fotoincisione ed in torniture di precisione in alluminio lucidato. E’ quasi un peccato che l’alettone posteriore sia così grande da coprire integralmente una zona meccanica così completa e fedele. Le testate del motore hanno la scritta FORD in rilievo ma nel kit sono fornite anche le decals nel caso si volessero rimuovere quelle di fusione. La vista posteriore mette in evidenza la cura e la fedeltà per i dettagli. Da notare il serbatoio dell’acqua con il relativo radiatore al suo fianco. La struttura che sostiene scarichi e batteria si estende fino alle paratie dell’alettone posteriore rendendo l’insieme perfettamente corrispondente alla realtà.
Ritornando all’alettone posteriore, le tre ali che lo compongono sono realizzate in fotoincisione e sagomate con uno speciale stampo in acciaio che dona alle ali la classica forma arrotondata, tipica degli alettoni di quell’epoca. Nella foto a destra si può notare la fedele riproduzione del battistrada della gomma Firestone del 1970. Viene fornita la decal del classico cerchio oro e la scritta Firestone per completare la spalla esterna dei pneumatici. La zona anteriore è forse la più riuscita. La monoscocca ed i vari tralicci che sostengono le sospensioni sono stati prodotti nonostante le dimensioni estremamente ridotte. Ci sono i pedali, i dischi dei freni e relativi semiassi, i serbatoi dell’olio dei freni e l’originale estintore montato a sbalzo su una struttura in fotoincisione. L’unico compromesso che abbiamo dovuto accettare è riferito alla geometria della sospensione anteriore: purtroppo, poiché troppo piccoli, non abbiamo potuto inserire i tiranti dell’ammortizzatore. Sicuramente i più pignoli riusciranno ad aggiungerli aiutandosi con le foto fornite nel kit.
Il telaio è tutto realizzato in fotoincisione. E’ sufficiente piegare le varie parti ed assemblarle. I più esperti potranno eliminare la colla preferendo la saldatura a stagno. La monoscocca in fotoincisione è estremamente veritiera se lucidata con cura. L’aspetto superficiale è identico alla macchina vera mentre risulta troppo “modellino” se verniciata.
Gli strumenti sul cruscotto sono torniti con l’aggiunta di decals per i quadranti. Ci sono le cinture scomposte a 4 punti, la leva del cambio tornita, così come gli specchietti retrovisori. Il vetrino, realizzato in PVC giallo trasparente termoformato, è fornito in due esemplari nel caso si danneggiasse il primo durante il taglio per adattarlo all’abitacolo.
Se vengono rispettate scrupolosamente tutte le sequenze di montaggio indicate nelle istruzioni, il modello potrà essere aperto e chiuso senza alcun problema. E’ difficile decidere se il suo aspetto è migliore aperto, lasciando in vista il telaio e le sospensioni, oppure chiuso nella configurazione da gara.
Le foto mettono in evidenza i cerchioni, torniti e lucidati, e la perfezione delle decorazioni. A proposito: la parte bianca nella zona inferiore della scocca, è fornita in decal per permettere ai meno esperti di decorare la carrozzeria con meno difficoltà. Per i più esigenti che vorranno verniciare il bianco, viene fornito anche il solo filino oro che delimita il rosso dal bianco.
Questo modello è quanto di meglio potesse uscire dalle nostre officine in questo momento. La dotazione base di questo kit permette il montaggio così come lo vedete nelle fotografie. E’ ovvio che i modellisti più esigenti ed esperti troveranno il modo di migliorarlo ulteriormente aggiungendo altri particolari come, ad esempio, tutti i cablaggi elettrici.
Questa ottima base ci servirà nel prossimo futuro per produrre le altre versioni della Lotus Ford typ 72.
LA STORIA – Lotus Ford 72 German Gp 1970
Nel 1970 ha vinto il Campionato del Mondo conduttori e costruttori ripetendo poi nel 1972 la prestigiosa doppietta. Venti vittorie in totale più tre successi fuori campionato. Come tutte le macchine di Colin Chapman aveva delle soluzioni innovatrici e geniali, soprattutto nell’ aerodinamica. Per sei stagioni di gare, la Lotus 72 è stata il cavallo di battaglia della casa inglese che ha colto anche il titolo costruttori nel 1973. Si può quindi parlare di una delle più longeve monoposto di Formula 1 che abbia mai calcato le piste.
Nel 1970 la Lotus 72 ha sostituito la Typ 49 che è stata usata da Jochen Rindt per metà stagione. Il pilota austriaco vince con la “72/2” quattro gran premi consecutivi ed arriva a Monza per il G.P. d’Italia con 11 punti di vantaggio sul rivale più vicino. Durante le prove ufficiali del sabato esce di pista e muore nel terribile impatto contro il guard rail che distrugge anche la monoposto.
Nelle quattro corse che mancano alla fine della stagione, nessuno riesce a sopravanzare in graduatoria lo sfortunato asso, che viene proclamato campione alla memoria.
Nel 1970 e nel 1971 la “Typ 72” era verniciata nel classico bianco e rosso dello sponsor Gold Leaf. Dal 1972 le monoposto di Colin Chapman sono diventate nere e sponsorizzate dalla John Player Special.