Confesso di non essere un amante della F.1, ma d’altra parte sono contento che un collezionista mi abbia chiesto di assemblare questa Ferrari 312B – nella variante di Regazzoni, vincente il G.P. di Monza del 1970 – così da poter finalmente testare la qualità dei prodotti firmati Luca Tameo, un produttore che non ho mai avuto il piacere di conoscere personalmente ma che già ho potuto apprezzare in passato per altri suoi lavori. Mi riferisco ad esempio alle Porsche 908/3 prototipate per Meri Kits (e poi riproposte da FDS per concessione di Claudio Riva) che, pur non raggiungendo la massima fedeltà nelle linee, erano un chiaro segno del talento di Tameo. Poi, con il passare degli anni, l’esperienza ma soprattutto l’apporto della tecnologia attuale di prototipazione (che purtroppo ha tolto un pò quel sapore di artigianale – nel senso di fatto a mano – tipico dei modelli speciali), hanno consacrato Luca come il miglior produttore al mondo di kits speciali aventi come tema la F.1, senza con questo denigrare le analoghe produzioni di Bosica e Make-Up, magari tecnicamente più sofisticate, grazie anche all’impiego delle scocche realizzate con la tecnica dell’elettroformatura ma a detta di chi ha esperienza più difficili da assemblare (e più costosi…).
La discrezione di Tameo, appare evidente dalla confezione: una scatolina anonima, con il regolare bollino numerato imposto dalla Ferrari (leggi royalties), piuttosto piccola, ma con dentro un sacco di particolari a fare da contorno alla scocca e altri elementi principali stampati in un ottimo metallo. Proprio l’accessoristica mi ha fatto capire di trovarmi di fronte ad un gran bel kit, soprattutto le microtorniture. Lodevole poi l’iniziativa di accludere nel kit, come sempre, due fogli decals, soprattutto pensando alle F.1 più recenti dalla grafica più ricercata. E poi le istruzioni…Tutto un altro mondo!
SE PROPRIO NON VI BASTA…
…Potete sempre migliorarla, ma la base è già ottima di suo. I modellisti più abili potranno ricavarne qualcosa di esclusivo, mentre i meno esperti avranno comunque l’opportunità di ottenere un bel modello, grazie all’aiuto fornito dalle fantastiche istruzioni.
FORMULA 1 FULL OPTIONAL.
Impressionante la dotazione di accessori inclusa nel kit. La qualità generale è ottima e desta un certo timore la quantità di microtorniture e fotoincisioni. Queste ultime prevedono anche qualche particolare di scorta.
GRAN QUALITA’ IN GRAN QUANTITA’.
Nulla è lasciato al caso, verrebbe quasi da quasi dire che in certi particolari si è pure esagerato. Poi in realtà, durante l’assemblaggio ci si rende conto che un’ottima riproduzione come questa richiedeva anche i particolari più minuti. Ad esempio il cruscotto conta 17 particolari da mettere assieme, alcuni molto piccoli…Una dura prova per gli occhi.
COLORE E STUPORE.
Ecco alcuni esempi dei disegni riportati nelle istruzioni, frutto di un sapiente utilizzo del software già impiegato per dare gli input alle piccole frese che lavoreranno i master, ma anche frutto della passione di Tameo nel voler aiutare i modellisti a lavorare al meglio i suoi kits. Altri produttori usano la stessa tecnica per la prototipazione, ma poi non vanno oltre.
LUNGA E METICOLOSA PREPARAZIONE
Dopo aver diviso i particolari a seconda della finitura, ho iniziato un meticoloso controllo e un’attenta preparazione all’assemblaggio dei componenti. La scocca non presentava difetti da richiedere una stuccatura, mentre tutte le parti in metallo le ho lucidate evitando di dover ricorrere alla verniciatura.
POCHI CONTROLLI
L’assoluta precisione del kit non mi ha costretto a molti controlli preventivi. L’unica verifica l’ho fatta per posizionare il cambio, controllando che si posizionasse correttamente nella fotoincisione di finitura del supporto degli ammortizzatori. Unica modifica sostanziale, l’apertura della presa d’aria sul musetto, stranamente non passante.
ULTIMI PREPARATIVI
I fianchi interni della scocca sono un pò strettini, quindi ho limato nel sedile la parte che ho evidenziato in rosso, e lo stesso discorso vale per la fotoincisione della centina su cui andrà montato il cruscotto. Le sospensioni le ho predisposte per il montaggio forando con una punta da 0,3 i fori accennati sulla scocca, sui bracci in metallo e sui mozzi. Come già detto in precedenza, tutte le parti che prevedevano la verniciatura in argento, ho preferito rifinirle con una bella lucidata ricorrendo all’uso di appositi tamponi e frese in gomma. Il blocco motore da verniciare in alluminio, l’ho lasciato grezzo con il metallo a vista. Il tutto poi l’ho verniciato con il trasparente lucido a protezione di probabili ossidazioni nel tempo (e quindi perdita della lucentezza nei pezzi lucidati).
DENTRO E FUORI
La vista frontale evidenzia un’altra piccola mancanza: le prese d’aria dei freni non sono aperte però, visto che andavano nere e viste le piccole dimensioni ho scelto di non modificarle. La foto dell’abitacolo mostra il volante rifinito con piccole puntinature di bianco che disegnano la cucitura del rivestimento. Il dettaglio della ruota, evidenzia l’abituale cura di Tameo nella realizzazione di questo particolare nei suoi kits.
PRIMI ASSEMBLAGGI
Finita la preparazione e la verniciatura delle singole parti, ho iniziato il montaggio seguendo quasi sempre la cronologia indicata nelle istruzioni. Nell’immagine in alto a sinistra, si vede come ho modificato il radiatore montando la fotoincisione verso il muso (visto che ne avevo aperto la presa d’aria) pensando che poi sarebbe stata visibile attraverso la bocca. Nelle altre immagini, alcuni scorci del montaggio delle sospensioni e un dettaglio sui cavi dell’accensione, che ho ottenuto con “sprue” ricavato da un telaietto di supporto dei pneumatici di un kit Tamiya, ottenendo dei cavi flessibili ed elastici. I condotti dell’iniezione li ho ricavati tagliando delle strisce molto sottili da un foglio di acetato. Non hanno una sezione circolare e nemmeno sono fissati a degli ipotetici iniettori (mi sono limitato a fissarli direttamente sui tromboncini) ma a lavoro finito, danno un risultato apprezzabile.
360° SUL BOXER A “V” DI 180°
Una bella carrellata di immagini che ruotano attorno alla meccanica posteriore per vedere tutti i dettagli del modello. In evidenza l’effetto metallico del motore e dei relativi elementi ottenuto con una sapiente lucidatura. In fondo niente riproduce al meglio il colore del metallo lucido, se non lo stesso metallo. I più pignoli potranno modificare gli scarichi sostituendo la parte terminale piena con un tubo vuoto. La batteria era priva della piastra di supporto, ma l’ho facilmente ottenuta da una porzione di una fotoincisione che riproduceva una pedana per navigatore. Un delicato lavoro per la realizzazione dei vari cablaggi e dei piccoli condotti trasparenti dell’alimentazione, ha reso al modello quel giusto tocco in più. Nell’immagine a destra si notano le retine fotoincise dei tromboncini: è vero che la maglia è un po’ robusta, ma viste sul modello in dimensione reale, fanno la loro bella figura. Anche i piccoli rivetti sulle pinne verticali dell’alettone e quelli applicati sul sedile, sono sempre ricavati dalla mia banca degli avanzino. Il sedile prevedeva una bella decal riproducente la tramatura del tessuto, ma la robustezza della decal (unita alla mia mancanza di capacità nelle pose più ostiche…) me ne ha impedito l’impiego. Ho rimediato cercando di riprodurre un effetto simile dipingendolo con più passaggi di bordeaux opaco e nero.
L’assoluta precisione degli elementi da un lato mi ha evitato di dover apportare delle modifiche per l’assemblaggio, dall’altro mi ha fatto capire che bastava sbagliare in un punto per poi ritrovarmi fuori fase nelle altre parti collegate, in particolar modo nelle sospensioni. Comunque, tutto sommato l’impressione di complessità che ho avvertito all’inizio, via via che andavo avanti con il montaggio si è tramutata in una semplice attenzione a posizionare i particolari nel modo giusto. Anche la parte dedicata al premontaggio, richiede soltanto di praticare i piccolissimi fori (punta da 0,3mm) per l’inserimento dei minuscoli perni di fissaggio delle sospensioni e vi raccomando di ripassare l’incisione che disegna il contorno del cockpit, altrimenti la verniciatura ve lo mangia (come è capitato a me…). Insomma, un kit che mi sentirei di consigliare a tutti quei modellisti dotati di una discreta capacità di assemblaggio, mentre i più esperti sapranno ottenere qualcosa di superlativo. I miei complimenti Sig. Tameo e l’augurio che le sue attenzioni siano rivolte anche ad altri tipi di vetture…Già si mormora…
UN PO’ DI STORIA…312B UNA BREVE RINASCITA DOPO LA CRISI
Reduce da un triennio avaro di risultati (4 vittorie dal 1966 al 1969) conclusosi con un misero settimo posto nella classifica costruttori, la Ferrari , per opera di Mauro Forghieri, decise di affidarsi ad un nuovo progetto basato sul motore più compatto del precedente modello 1512, pur mantenendo l’architettura del tipo “boxer” (V a 180°); un motore che veniva da un anno di esperienze sulla sport 212E, creata appositamente per il Campionato Europeo della Montagna (che poi vinse con Peter Schetty). Dal punto di vista telaistico, la nuova 312B di F1 fu inizialmente progettata per la trazione integrale, abbandonata in seguito per tornare alla classica trazione sulle sole ruote posteriori. La stagione ’71 annoverava come piloti Chris Amon e Regazzoni. Amon aveva ormai deciso di lasciare la Ferrari deluso dai risultai delle annate precedenti in cui non riuscì a cogliere nemmeno una vittoria; a stagione avanzata lasciò libero il posto che, fortunatamente, venne rimpiazzato da Jacky Ickx che diede alla Ferrari 3 vittorie. La quarta fu per opera di Clay Regazzoni che si aggiudicò il GP di Monza (quindi con la monoposto riprodotta nel modello di questo servizio). Vittorie ormai inutili per la conquista nel campionato che in quell’anno andò “ad honorem” a Jochen Rindt, lo sfortunato pilota austriaco che perse la vita durante le prove all’ingresso della Parabolica di Monza; nessun avversario potè superare i suoi 45 punti in classifica. Una vittoria triste per Clay. Comunque a fine campionato Ickx si classificò 2° con 40 punti. Seguito da Regazzoni con 33 punti.